Questa canzone dei Verdena parte esplodendo come un'acquazzone. Ascoltarla dà la stessa sensazione di essere sorpresi da un improvviso acquazzone in estate. La
velocità e la ferocia delle gocce pian piano si attenuano, o
semplicemente, ci si abitua ad esse fino a quasi ignorarle, quando parte il testo: dolcissimo, disperato, quasi implorante. Il
linguaggio è sempre a metà tra il pensiero e la parola, quel momento che
succede l'elaborazione di un senso che ancora non è frase, probabilmente il più
vero. Quell'azione in cui si immortala con una fotografia l'istante preciso
che separa il sogno dalla realtà, la quiete del sonno dalla razionalità del risveglio.
Ecco, io questa canzone la sento in questo modo, la immagino così. Loro che si sono amati
su una spiaggia e lei che all'alba quando l'acquazzone si attenua va via. Lui
percepisce esattamente questo, nella mente confusa ed in bilico tra ciò
che è stato e non è più, e si rivolge a lei. Proprio come quando un rumore interrompe il
sonno profondo e non si sa dove ci si trova e perché. L'acquazzone riprende più forte di prima e diviene temporale ed anche la voce assume un tono diverso, forse per farsi sentire nonostante i tuoni, poco prima della fine.
Un viaggio in totale libertà in una delle tante stanze della mente.M. N.