Con un semplice Ciao accompagnato da un balletto portava l'allegria mentre dipingeva un affresco che fotografava sulla stessa parete la vita e la morte, descriveva l'indifferenza. Oggi avrebbe compiuto settant'anni, per la maggior parte spesi ad essere, comunicare, esprimere, quindi vivere. Non si può dire che come molti altri sia stato sottovalutato e poi riscoperto solo quando era troppo tardi, ma si può dire che resta qualcuno che vale la pena di non dimenticare.
Sono molte le canzoni di cui si potrebbe parlare, ma oggi è il 4 marzo e non si può ignorare questo pezzo. Il testo nasce dalla penna di Paola Pallottino e con il titolo Gesù Bambino, cambiato a causa della censura (insieme ad altri versi) con la data di nascita di Dalla, pur non essendo autobiografica. Come una vecchia foto descrive un pezzo di storia, attraverso la vita di un uomo nato da una ragazza che aveva quindici anni ed uno straniero che non ha mai conosciuto, perchè ammazzato subito dopo averlo concepito. Un giorno di guerra con la tregua di un amore appena nato e finito ancor prima di cominciare, ma che lascia il segno di una vita. Una vita difficile che viene raccontata semplicemente, senza inutili giri di parole, ma con una strofa per ogni avvenimento che la segna. A dividerle, un refrain geniale di violino.
L'incontro della ragazza con l'uomo che subito dopo muore in guerra
L'incontro della ragazza con l'uomo che subito dopo muore in guerra
Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare
parlava un'altra lingua,
però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato
l'ora più dolce
parlava un'altra lingua,
però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato
l'ora più dolce
prima di essere ammazzato
La vita della ragazza che da sola porta avanti la gravidanza con amore e poco denaro
Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito
la stanza sul porto
con l'unico vestito
ogni giorno più corto
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
mi aspettò come un dono d'amore
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
mi aspettò come un dono d'amore
fin dal primo mese
La sua giovane età che la rendeva inadeguata
Compiva 16 anni quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna,
le cantò a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare
giocava a fare la donna
le strofe di taverna,
le cantò a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare
giocava a fare la donna
con il bimbo da fasciare.
La brevità della sua vita, appena accennata
E forse fu per gioco
o forse per amore
che mi volle chiamare
che mi volle chiamare
come nostro Signore
Della sua breve vita
Della sua breve vita
è il ricordo più grosso
è tutto in questo nome
che io mi porto addosso
che io mi porto addosso
La storia è narrata in prima persona dal protagonista, chiamato Gesù Bambino probabilmente perchè metaforicamente anch'egli è cresciuto prevalentemente con sua madre ed aveva un rapporto molto stretto con la gente ed i posti più semplici.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesù bambino.
Presentato a Sanremo nel '71, il brano è arrivato terzo e ha fatto il giro del mondo.
M.N.
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