venerdì 15 marzo 2013

Un tempo piccolo



Califano è un grande poeta, lo hanno detto in molti, ma in molti lo hanno dimenticato. Se ne ricorderanno, come al solito, quando un artista finisce il suo percorso, osannandolo come se lo avessero da sempre amato; come da un po' di tempo a questa parte succede con i social network e le televisioni, di iniziare a conoscere ed amare qualcuno solo in quanto passato a miglior vita. Certo, è sempre meglio di non ricordarlo affatto. Non che non abbia avuto il suo meritato successo, solo che spesso non capisco l'esaltazione di chi non c'è più da parte di chi non l'ha mai considerato prima, ma questa è un'altra parentesi che spero non si verifichi per i prossimi cent'anni.
Un tempo piccolo è stata scritta da lui, dopo un elenco infinito di capolavori che sappiamo ed è stata interpretata dai Tiromancino nel 2005. La prendo in considerazione perché credo sia degna di essere ricordata, letta, studiata, ascoltata e sentita. Ogni piccolo spazio che l'accoglie è uno spazio in più per ricordare quanta poesia possa esserci nella musica, quanto una canzone possa descrivere e spiegare la bellezza di un momento che per chi lo vive diviene qualcosa da dimenticare. Forse l'arte si definisce proprio in questo, nel riuscire a fermare un tempo che si vorrebbe cancellare, ma così prezioso per chi vive di emozioni che per quanto negative portano a creare sensazioni in cui riconoscersi.

Diventai grande in un tempo piccolo

Comincia così, con l'emblema della vita. La sofferenza fa crescere, non fa migliorare; dice infatti diventai grande. Non sono più un bambino, quindi non sono più felice; perché la felicità è non sapere, la felicità da grandi si figura nella maniera più assoluta ricordando quando si era piccoli e non si conosceva la vita e tutto ciò che ne consegue.
Diventare grandi è smettere di sognare, di credere alle favole, di cercare le risposte e soprattutto scoprire che ogni cosa ha una fine. La fine di un amore in cui si è creduto fino in fondo, magari il primo importante, porta a questo. Si pagano le conseguenze dell'essersi figurati la felicità come ad una vita da trascorrere con una persona; non c'è errore più grande, perché quando quella persona decide di andare interrompe tutto. Tutto si ferma. E si diventa inevitabilmente grandi, nel senso di infelicità più totale.
Questa canzone per me descrive quel momento di disperazione in cui tutto sembra perso, niente è come prima. Come se ad un tratto il sole un giorno smettesse di sorgere, o di tramontare, o la luna diventasse quadrata. Certezze che precipitano, vita da ricostruire, sì, ma dopo lo sgomento del dolore. Così il protagonista vive questo momento nuotandoci, nel dolore, nell'incoscienza, prima di poter rinascere. Sregola una vita che probabilmente prima lo era.

mi buttai dal letto per sentirmi libero
vestendomi in fretta per non fare caso
a tutto quello che avrei lasciato
 
scesi per la strada e mi mischiai al traffico

Cosa fare al primo risveglio dopo una storia finita? Una sorta di strada mai percorsa che ci si impone di percorrere per non morire. Resta di vivere, ma vivere come? In qualsiasi modo quel momento conceda; allora ecco che non importa più come vestirsi, nè cosa si lascia, perché è meglio non fermarsi a pensare.

 rotolai in salita come fossi magico
toccando terra rimanendo in bilico
diventai un albero per oscillare
spostai lo sguardo per mirare altrove
cercando un modo per dimenticare

Uscire ed assorbire il mondo, immedesimarsi in qualsiasi cosa pur di uscire da se stessi.

Poi torna a casa, dipinge, beve, pranza all'ora di cena, prova a leggere, riempie di qualsiasi cosa il tempo che non è più lo stesso e non ha più orari, nè regole.
Un tempo piccolo basta per amare, ma per dimenticare non basta una vita, o almeno così si sente in quel momento. Come qualsiasi altra malattia, lutto, come qualsiasi cosa negativa che a venire non ci vuol niente ma che per passare nel modo migliore viaggi, vedi e soprattutto vivi perché pensi che si debba coprire, riempire di vita, di altro, finchè non c'è più spazio. 
Alla fine il pensiero è sempre e solamente una strada circolare che per mille volte devi percorrere per abituarti a guardare il punto di partenza con indifferenza e solo allora capirai di esser guarito. Solo allora potrai rinascere sotto le stelle, anche se la parola chiave non è mai scordare, ma piuttosto abituarsi ad un'assenza e conviverci.

M.N.

6 commenti:

  1. super. Per rinascere assieme sotto le stelle x

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  2. Solo una domanda: perchè hai smesso di scrivere?

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    Risposte
    1. In realtà non c'è un motivo; forse perché non ho trovato un senso sufficiente.

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  3. In realtà non c'è un motivo; forse perché non ho trovato un senso sufficiente.

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